Dobbiamo vivere nella costante battaglia tra sapere e non poter descrivere perché, il (Grande) Reale, sia quel che è. Che supponiamo che sia, che vorremmo che sia, in rapporto a ciò che è. Che, ripeto, non sappiamo spiegare. A tutto il costrutto filosofico appena riportato, di norma non mi viene mai posta la domanda più banale: ‘Ma chi ci dice che il (Grande) Reale abbia una sua definizione caratteristica comprensibile?’
La risposta è semplice. Nessuno. Nessuno della razza umana è in grado di chiarire il dubbio, dissolvere la nebbia di millenaria memoria. E meno male, aggiungo io. Infatti, analizzando più sottilmente, il (Grande) Reale ha una sua definizione, perché per noi piccoli omuncoli appena usciti dalle caverne (platoniane o meno che siano), non può essere altrimenti. Siamo drogati di ‘definizioni’.
Proviamo un gioco. Un albero cade nella foresta, in piena assenza di esseri umani. L’albero ha fatto rumore? Pensavo che fosse un dilemma storico e filosofico posto dal ultraprogressista Martin Heidegger (amanti di Heidegger, non me ne abbiate contro di me :) ) . Mi sbagliavo. Chi formulò il dilemma, lo pose per svelare la natura mendace della definizione di materia, ergo la Scienza è cattiva. Pare che fossimo in pieno diciottesimo secolo, e che a qualche eccellente membro della classe ecclesiale cristiana, la Scienza produceva enormi mal di testa. Figurati senza il Malox, non era vita. Eppure il tentativo è sterile. Quando l’albero cade interagisce col terreno, con l’aria, con gli altri alberi (avranno paura? chissà :) ) e via dicendo. Sottilizzando …. con la sua essenza materica, col suo movimento ondulatorio (maledetta fisica! :) ) e via dicendo, l’albero esiste di per sé (adoro Spinoza, lo confesso) senza che nessuno lo testimoni. Non serve nessuna definizione. Perché abbiamo così bisogno di negare la materia e la di cui Scienza? Presumo, perché noi piccoli ex cavernicoli, abbiamo un genetico bisogno di essere AL CENTRO DI TUTTO (chi ha detto punto? ).
Quindi l’albero fa rumore solo se l’ente certificatore degli alberi cadenti, operante con autorizzazione della Lega delle Religioni umani, con Partita IVA tutti i numeri tolgo il 666, lo certifica. L’Uomo deve essere il centro. E’ talmente sensibile alla sua innata centralità, che il Dio(Dei) che lo autorizza(no) ad essere al centro, gli somiglia(no) a goccia d’acqua. Ricordatevi del pantheon ellenico? Se no, guardatevi Pollon combina guai. Avete mai letto la Bibbia? Nella Bibbia, il Dio è umorale e quasi bipolare, a seconda dei capitoli che leggete. ‘L’Uomo, senza modestia, si è paragonato a Dio, per darsi un senso’. (cit. da Tran de Vie, film meraviglioso). Da ateo che annega in un mondo di religiosi, non ho mai riscontrato nei devoti all’Altissimo, una capacità critica. Perché abbiamo bisogno di Dio, per darci un senso? Perché non chiedersi su come potrebbe essere alternativamente generato l’Universo, senza intervento umano del Divino? Perché tutto devo essere definito?